“Effetto Tyndall”, la luce incontra un ostacolo e si scompone. Un fenomeno dovuto alla presenza nell’aria di particelle sottili come il pulviscolo. Un raggio di sole le attraversa e si divide in fasce colorate differenti, così come accadrebbe se attraversasse un prisma. La luce blu, con una lunghezza d’onda più corta, si disperde mentre le altre proseguono indisturbate. Fatima Bianchi prende a metafora questa lezione di fisica. Tyndall è il titolo del suo corto e ha vinto l’edizione 2014 di Filmmaker, sezione Prospettive.
Un faro sui monti di Brunate, un fascio di luce che viola il corpo della notte. In alto il paesino brilla come un piccolo presepe incastrato tra le cime degli alberi. In basso il lago di Como lambisce la valle. Una casa al limitare di un pendio emana un calore più luminoso delle altre, è la casa di Fatima Bianchi. L’abitazione raccoglie i componenti della sua famiglia, ognuno un isola in una stanza, alle prese con la sostanza di uno stesso dolore. Francesco, il fratello maggiore, è per un anno in prigione.
Bianchi si interroga sul significato dei piccoli gesti e sulle reazioni differenti di ciascuno. Segue il padre alla sue spalle, mentre controlla e sistema una collezione di orologi. Lo osserva rimettere in funzione un pendolo fermo o sincronizzare le lancette di un quadrante in ritardo, lo riprende aggiustare i meccanismi, come ad assicurarsi che il tempo stia effettivamente scorrendo. Incontra la madre in piedi davanti a uno specchio. La guarda vestirsi e truccarsi, concentrata sulla forma dei capelli, su una coppia di orecchini. È impeccabile e in attesa, pronta perché il figlio ritorni. E poi entra nelle stanze dei fratelli e li osserva a camera fissa, dedicare qualcosa di sé a Francesco. Una canzone, una preghiera tibetana, il suono di un violino o la propria forza, ciocca per ciocca, tagliandosi i capelli.
Perché quel che è accaduto a lui è un po’ come se fosse accaduto a tutti.
«Non essere preoccupato per noi, sei tu che non sei qui. Non mi dire che non ti manca nulla, non ti credo. Lo so che stai di merda ti vengo a trovare presto. Promesso, Deda». È il testo di una delle lettere che ciascun familiare scrive al ragazzo. Bianchi le proietta sui corpi, sui muri e sulle porte della casa, come se Tyndall fosse un’installazione, un ibrido tra videoarte e documentario. Un progetto in cui l’aspetto sonoro assume un ruolo fondamentale. I rumori di fondo infestano gli ambienti così come la presenza di Francesco i pensieri della famiglia. Manifestano la sua assenza e si dilatano di scena in scena, fuori sincro rispetto alle inquadrature. La musica invece è registrata in presa diretta, a cura dei componenti stessi della famiglia. È come le onde lunghe di un fascio di luce, ciò che supera l’impedimento e ci raggiunge. Quello che mette insieme una famiglia per entrare nella cella di un ragazzo, per abbracciarlo nuovamente.
Nella sezione Concorso la giuria composta da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Filippo Mazzarella, Anna Milani, Tommaso Pincio e Giovanni Spagnoletti ha assegnato il primo premio di 3.000 euro a Les Tourmentes di Pierre-Yves Vandeweerd. «Una rappresentazione potente e visionaria della condizione umana in termini di smarrimento attraverso un esemplare slittamento del suono rispetto all’immagine» ha detto Spagnoletti e il voto è stato unanime. Girato nella Lozère, zona montuosa della Francia meridionale, il film segue il pellegrinaggio di un pastore e del suo gregge, attraverso lande desolate battute dalla neve, fino a raggiungere la cima di una montagna. Ascesa che Vendeweerd compie all’inverso mentre si cala nei recessi più cupi e dolorosi dello spirito umano. La tormenta è materiale ed è altro al contempo. È un coro di voci respinte e di anime perse, è il rifugio di folli, di streghe e memorie rinnegate.
Il secondo premio di 1.250 euro è andato a Sobre la Marxa-The creator of the Jungle, ritratto dell’artista catalano dell’Art Brut Garrel, realizzato da Jordi Morató Pujol. Mentre la Giuria Giovani ha attribuito il premio di 1.250 euro a Lupino, film del regista francese François Farellacci, per la sceneggiatura di Laura Lamanda. Cronaca di un estate incandescente vissuta all’ombra del cemento. Siamo in un quartiere popolare di Bastia e tre adolescenti trascorrono insieme le lunghe giornate inquiete, ai loro sogni manca ossigeno e ogni ingenuità sembra scomparsa sotto la mole dei palazzi o tra le fiamme di un falò sulla spiaggia.
Tyndall è stato sviluppato all’interno del laboratorio produttivo organizzato da Filmmaker, Nutrimenti celesti, nutrimenti terrestri. Il festival promuove e supporta il lavoro di molti giovani registi milanesi e italiani. Anche Frastuono di Davide Maldi, vincitore del Premio Passion Silvano Cavatorta, è nato all’interno dello stesso progetto e poi selezionato in concorso al 32TFF – Torino Film Festival.
Zelia Zbogar
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